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LA GEOGRAFIA DEL BATS

La storia delle Marche

DAL SEICENTO AL RISORGIMENTO

Battaglia di Tolentino
Battaglia di Tolentino
 

Il Seicento

Nel Seicento iniziò una fase di profonda recessione in tutta Europa e, quando nel 1631 lo Stato Pontificio riunì tutta la Regione sotto il suo dominio, la fascia appenninica e preappenninica, funestata dalle frequenti epidemie di peste, era in una gravissima crisi. La Chiesa non modificò il preesistente e non migliorarono le condizioni dei sudditi, che iniziarono ad emigrare verso la Maremma e l’Agro romano: le città passavano in mano a ristrette oligarchie, crescevano le proprietà ecclesiastiche e aumentavano le vessazioni fiscali.

Alla fine del secolo le Marche erano suddivise nello Stato di Urbino, i Governi di Macerata, Ancona, Jesi, Fabriano, San Severino e Loreto, lo Stato di Ascoli, il Governo di Matelica e lo Stato di Montalto, divisione che si mantenne fino alla Rivoluzione Francese.

Il Settecento e la Rivoluzione Francese

Nel settecento vennero effettuati rilevanti interventi architettonici sulle città marchigiane, grazie ad architetti del calibro di Luigi Vanvitelli. Nel 1732 Clemente XII concesse ad Ancona la qualifica di porto franco e, accordando privilegi e franchigie, ne favorì la ripresa economica. In questo secolo si assiste a numerose iniziative locali di stampo illuministico, come la nascita di pubblicazioni e giornali, Accademie e Università: a Treia nacque la prima Accademia georgica dello Stato Pontificio.

Dopo la Rivoluzione Francese le idee rivoluzionarie si diffusero nelle Marche e nel 1797 le truppe francesi occuparono Pesaro, Fano, Ancona, Macerata, Camerino e Tolentino, dove Napoleone firmò l'omonimo trattato con il cardinale Maffei. Venne proclamata la Repubblica di Ancona e dal 1798 al 1799 le città marchigiane aderirono alla Repubblica Romana. Nel 1799 gli insorgenti, un movimento antifrancese che aveva occupato le zone interne, conquistò Ancona, ma dopo la battaglia di Marengo Ancona ritornò ai francesi e le Marche allo Stato Pontificio. Dal 1808 al 1813 le Marche furono annesse al Regno d'Italia, e l'applicazione delle norme civili e giudiziarie diede una spinta all'ammodernamento del sistema legale e amministrativo, anche se una gran parte del patrimonio artistico venne depredato dai francesi.

Dalla Restaurazione al Risorgimento

Dissolto il dominio napoleonico e fallito il tentativo di Murat sconfitto a Tolentino nel 1815, la Chiesa riprese il controllo delle Marche abrogando nel 1816 tutti gli statuti comunali. Nei decenni seguenti la regione fu teatro di fermenti risorgimentali: arresti di congiurati carbonari avvennero nel 1817 a Macerata, nel 1820-21 ad Ascoli e nel 1926-27 a Pesaro, molti volontari parteciparono ai moti del 1931, anno in cui Ancona venne occupata dalle truppe francesi.

Nel 1832 si diffuse la Giovane Italia di Mazzini mentre in regione si affermava una corrente moderata neoguelfa, in particolare quando nel 1846 venne eletto papa con il nome di Pio IX il marchigiano Mastai Ferretti, che tentò un'opera riformatrice. Ma già nel 1848 era scoppiata la Prima Guerra di Indipendenza e Pio IX si era rifugiato a Gaeta. Nel 1849 venne proclamata la Repubblica Romana, ma nello stesso anno avvenne l'occupazione austriaca e le Marche resteranno sotto la loro occupazione fino al 1857.

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