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La prima civiltā ad approntare un calendario fu quella degli Egiziani. La levata eliaca (ovvero il sorgere ad oriente prima del Sole dopo mesi di invisibilitā) di Sothis (la nostra Sirio) annunciava la piena del Nilo ed apriva l'anno, formato dalle tre stagioni Akhet (inondazione), Peret (emergenza) e Shomu (raccolto). Il calendario era originariamente lunare e si fondava 12 mesi di 29 e 30 giorni che iniziavano con la luna nuova. L'anno durava 354 anni e si doveva aggiungere un mese ogni tre anni. All'inizio del III millennio a.C. fu redatto un calendario solare dal quale deriva il nostro calendario: l'anno civile durava 365 giorni raggruppati in 12 mesi da 30 giorni ciascuno, con altri 5 giorni supplementari. I nomi dei mesi erano: Thoth, Phaopi, Athir, Choiak, Tybi, Mechir, Phamenoth, Pharmuthi, Pachons, Payni, Epiphi, Mesore. Il giorno era suddiviso in 24 ore, 10 ore di luce, 2 di crepuscolo, 12 di buio, con una diversa durata nel corso dell'anno.
Anche i Sumeri giā all'inizio del III millennio a.C. dividevano l'anno in 12 mesi ed i mesi in 30 giorni. Allo stesso modo dividevano il giorno in 12 parti, ciascuna delle quali era divisa in 30 parti, sia per motivi religiosi che per motivi pratici (infatti sia il 12 che il 30 sono divisibili in numeri interi senza dare resto). I Babilonesi, grandi studiosi della volta celeste, adottarono il calendario lunare fondato su 12 mesi di 30 giorni e il ritardo venne recuperato inserendo 7 mesi ogni 19 anni. I mesi iniziavano alla prima falce dopo il novilunio ed avevano i seguenti nomi: Nisanu, Airu, Simannu, Duzu, Abu, Ululu, Tishruitu, Arachsamma, Kislimu, ebitu, Sabatu, Adaru. Ogni giorno iniziava al sorgere del sole ed era diviso in 12 ore. I babilonesi divisero anche lo zodiaco in 12 parti di 30° ciascuno e con loro nacque l'astrologia.
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