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Le stelle più luminose del cielo sono denominate con una lettera greca minuscola seguita dal genitivo del nome latino della costellazione; il loro nome deriva talvolta dal greco e dal latino, ma spesso viene utilizzato il nome derivato dalla traduzione in arabo dei termini originali usati da Tolomeo per descriverne la posizione nella loro costellazione.
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Per misurarne la luminosità si usa la magnitudine, introdotta dall'astronomo Ipparco (II secolo a.C.) per classificare gli astri dalla prima (ovvero i più splendenti) alla sesta grandezza. Dall'Ottocento la scala di magnitudine apparente è una scala logaritmica (la differenza di 1 equivale ad un rapporto di 2,512) che misura la luminosità osservata dalla Terra, quindi che dipende sia dalla quantità di energia luminosa dell'astro che dalla sua distanza, e i numeri bassi corrispondono al maggior splendore. La magnitudine assoluta misura solo l'energia luminosa, ed è definita come la magnitudine apparente della stella posta ad una distanza di 10 parsec (32,6 anni luce).
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